La pietra leccese, dal punto di vista petrografico, è un calcare marnoso di colore giallo-paglierino costituito da un impasto poroso, omogeneo e di grana fine. Chimicamente è composta dal circa il 92-95% di carbonato di calcio e per la restante parte da argilla. Si tratta di un materiale che rappresenta da secoli un’importante materia prima, con cui architetti e maestri salentini hanno caratterizzato la costruzione di importanti edifici. Con la pietra leccese sono stati infatti costruiti i più importanti monumenti del barocco leccese, come piazza Duomo a Lecce, la facciata di S. Croce. E numerose sono le volte a stella e le volte a botte degli edifici storici e religiosi, realizzate con questo materiale.
Anche per la pietra leccese esiste un’ampia classificazione in relazione alle differenti proprietà meccaniche. I tipi più noti sono: la Pietra Gentile o Leccisu, la Pietra di Cursi, la Bastarda, la Pietra Saponara, la Leccese Mazzara, la Piromafo.
– La Pietra Gentile: detta in gergo “Leccisu” è caratterizzata da una struttura omogenea con grana assai fine che consente una buona lavorabilità, presenta un colore giallo paglierino.
– La Pietra Bastarda: detta in gergo “Lecciso Bastardu” con struttura a breccia e meno malleabile.
– La Pietra Saponara o Salinara: molto tenera, facilmente sgretolabile, presenta un colore che tende al bianco. Prende il nome dalla sua facilità di aggregarsi ai denti delle seghe. Di stratigrafia sottile, raccoglie poca attenzione e impiego.
–La Pietra Leccese Mazzara: simile al tufo mazzaro, presenta una struttura sabbiosa-argillosa e una durezza e resistenza variabile anche all’interno del banco di cava.
– La Pietra Pirumafu: con struttura omogenea, resistente alle temperature, presenta un colore grigio con tendenza e riflessi verdastri. E’ utilizzata per rivestimento di forni a legna grazie alla sua resistenza alle alte temperature e alla sua capacità di assorbire aromi dai fumi della legna. Alla caduta della temperatura, tali aromi sono rilasciati impregnando il pane con il tipico profumo. Lo spessore di utilizzo è compreso generalmente tra i 15 e i 20 cm.
– La Pietra Cucuzzara: strato presente in volumi ridotti; non ha caratteristiche tali da essere destinata a lavorazioni di riguardo. Presenta molti residui marini ed è difforme.
– La Pietra Bianca: è un calcare compatto di notevole durezza e quindi di difficile lavorazione usata per opere stradali e per calcestruzzi.
– La Pietra Gagginara: compatta e di colore chiaro è oggi quella più commerciale, anche in considerazione che rappresenta, di solito, il 50% del banco di coltivo.
– La Pietra di Cursi: di maggiore durezza e maggiore resistenza. Le coltivazioni più conosciute si trovano nella dorsale centro-est del Salento: le cave di maggiore importanza sono situate infatti nei terreni compresi tra Melpignano, Cursi e Castrignano dei Greci.
Queste classificazioni sono importanti per comprendere la natura e le caratteristiche dei materiali da impiegare nell’edilizia e per realizzare le volte a stella e le volte botte. Si parte quindi dalla cava dove si verrà estratta la materia prima che darà vita a un’opera d’arte.
COSTRUIRE LE VOLTE CON LE PIETRE DI PUGLIA -PARTE I
2 risposte to “COSTRUIRE LE VOLTE CON LE PIETRE DI PUGLIA -PARTE II”
3 Maggio 2012
costruire le volte con pietre pugliesi[…] MARIO SEMERARO, MAESTRO DELLE VOLTE A STELLA COSTRUIRE LE VOLTE CON LE PIETRE DI PUGLIA -PARTE II […]
28 Maggio 2012
Consolidamento volte, restauro ristrutturazione[…] momento del disarmo: tolta la centina, l’arco potrebbe perdere equilibrio) -scarsa resistenza del materialeutilizzato che può peggiorare la staticità -cedimento delle fondamenta (spesso causa la perdita di […]