Le cave sono un capitolo speciale della storia di questa parte del territorio salentino, in quanto hanno costituito dai tempi più antichi una fondamentale risorsa di base per la formazione della civiltà urbana e rurale del Salento. Hanno fornito e forniscono tuttora il prezioso materiale per la costruzione delle volte leccesi, dalle volte a stella alle volte a botte e a spigolo.
Nell’estrazione o coltivazione a cielo aperto, la cava è normalmente del tipo a fossa e rappresenta il sistema adottato su quasi tutto il territorio regionale. L’estrazione in sotterraneo, con pozzi, gallerie, viene praticato invece nella sola zona di Cutrofiano.
Prima della meccanizzazione, la coltivazione in cava avveniva per gradini, sfruttando i piani di stratificazione delle rocce, con maestranze che utilizzavano strumenti da lavoro semplici e rudimentali.
Attualmente invece i sistemi sono meccanizzati. Vedremo quali sono i macchinari impiegati per ricavare i conci che faranno parte delle volte a stella e non solo.
Ci soffermiamo sull’estrazione a cielo aperto, con cava del tipo a fossa: le modalità di estrazione cambiano a seconda del materiale estratto, di conseguenza si è ritenuto necessario differenziare le tecniche adottate per le cave di pietra leccese e le cave di tufi.
Fasi di lavoro nelle cave di pietra leccese:
1) decespugliamento: consiste nel rimuovere il terreno vegetale, compresi alberi ed arbusti, sino allo strato di roccia madre, con l’ausilio di escavatori a pale meccaniche gommate e cingolate.
2) sbancamento: consiste nell’eliminare il cosiddetto cappellaccio costituito essenzialmente dal primo strato della roccia madre. Questa operazione può richiedere a volte l’impiego di esplosivi, nel caso in cui lo strato di roccia presenti una durezza notevole; diversamente si opererà impiegando pale cingolate.
3) livellamento: questa operazione è effettuata con l’ausilio di macchine elettriche da taglio quali la scalzatrice e la intestatrice. L’intestatrice si muove su binari posti su tutta la lunghezza della cava ed ha funzione di tracciare sulla pietra delle linee parallele profonde circa 25 cm.
Ripetuta questa operazione per tre volte, l’intestatrice sarà posta in senso perpendicolare alle linee tracciate precedentemente.
Successivamente verrà scavato, con il solo impiego di picconi e mannaie, un pozzetto di forma quadrata avente lato di 75 cm e profondità di 28 cm circa, che servirà per far entrare in azione la scalzatrice, che ha il compito di tagliare la pietra in senso orizzontale. In questo modo si crea la cosiddetta trincea, ovvero un gradino che permetterà alle macchine di potersi muovere ed operare su tutta la lunghezza della cava ed ottenere, laddove la pietra si presenti compatta ed uniforme, la prima linea di blocchi tagliati secondo le dimensioni prestabilite.
4) lavorazione: è una prima fase di squadratura dei blocchi che, successivamente, saranno posti in seghe elettromeccaniche, e tagliate con dimensioni diverse da quelle programmate in cava.
Nelle cave di tufi le fasi di decespugliamento e di sbancamento sono eseguite con tecnica quasi identica a quelle impiegate nelle cave di pietra leccese, mentre si riscontrano notevoli diversità nella fase di livellamento.
Il livellamento viene effettuato utilizzando in un primo momento delle pale cingolate, ed in una fase successiva, delle macchine frangitufo (multidisco) che, muovendosi su binari mobili, hanno il compito di sgretolare lo strato sottostante, e di livellare contemporaneamente lo strato preparandolo al taglio dei tufi.
Successivamente al livellamento, la macchina frangitufo scaverà una trincea ai bordi della cava, che permetterà l’ingresso della scalzatrice e della tracciatrice per il taglio della prima linea di tufi.
Queste sono dunque le operazioni per l’estrazione e la lavorazione dei materiali utilizzati per la realizzazione di volte a stella e volte a botte. Questi i passaggi che caratterizzano le maestranza che operano nel Salento.
Una risposta to “DALLE CAVE ALLE VOLTE: TECNICHE DI ESTRAZIONE E LAVORAZIONE”
2 Luglio 2012
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