Costruire le volte ha sempre rappresentato un’arte. Un’arte che si nutre del contributo di chi è all’opera sul cantiere. Con lo sguardo rivolto al passato e alle tradizioni, vediamo chi erano le maestranze di un tempo.
Nella realizzazione delle volte a stella e delle volte a botte, è indispensabile la tecnica, il sapiente taglio della pietra (stereotomia: scienza che si occupa della tecnologia relativa al taglio della pietra utilizzata nella costruzione delle volte) e l’opportuna collocazione della stessa nel gioco statico della volta.Una tecnica tramandata attraverso le generaz
ioni dei maestri muratori, perfezionata con l’esperienza e l’incessante esigenza di risolvere problemi di carattere costruttivo.
Nel cantiere tipo dell’edilizia salentina, come nelle moderne costruzioni, la buona riuscita della costruzione è funzionale ad una corretta gestione ed organizzazione del cantiere.
Basandosi sulla capacità di tagliare le pietre e nella loro posa in opera, si possono distinguere alcuni livelli di qualifica della manodopera di un tempo:
–Il livello costituito dai cosiddetti “squadra tufi”,
il cui compito era quello di regolarizzare i conci provenienti dalla cava. Infatti, il concio aveva superfici irregolari a causa della modalità estrattiva (prima dell’avvento delle moderne tecnologie estrattive, i tagli in cava non erano precisi, per cui, giunto in cantiere, il concio doveva essere necessariamente regolarizzato, squadrato. La figura professionale che si occupava di questa lavorazione non è più presente nei cantieri poiché in commercio sono reperibili conci squadrati). Questa operazione consentiva di dare ai conci la stessa sezione; poi il concio squadrato veniva utilizzato per la costruzione dei muri di piedritto o della muratura in elevazione.
–Il livello costituito dai cosiddetti “mesci de mannara”, coloro che sui conci squadrati, quando servivano per la costruzione delle parti della volta, provvedevano a dare al concio la forma richiesta (in funzione dell’elemento della volta che si andava a costruire). Senz’altro, una figura fondamentale in quanto una precisa sagomatura dei conci consentiva una buona riuscita della volta.
– Il livello della “cucchiara”, colui che sovrintendeva il tutto: vero artista e architetto, custodiva le regole e gli espedienti necessari per la costruzione delle volte e curava la collocazione dei vari conci nella struttura.
A queste categorie si affiancavano i manovali e gli apprendisti, impiegati per i lavori di supporto al cantiere: trasporto dei materiali, preparazione delle malte, ecc. Il lavoro degli apprendisti era retribuito in maniera irrisoria, ma i giovani lavoravano per impadronirsi delle tecniche costruttive e di un mestiere. Il cantiere quindi era considerato una scuola dove si imparava osservando, dove si apprendevano i segreti della costruzione delle volte a stella, delle volte a botte e delle coperture voltate più in generale.
Una risposta to “IL CANTIERE DI UN TEMPO: LE MAESTRANZE DELLE VOLTE”
5 Maggio 2016
cosimo magninosi parla di tutto percio cke riguarda le volte ma non si parla della volta con il piatto in gergo manduriano.
Cki si mette in mostra e gia coraggioso però o sai tutto sulle volte senò stai zitto e fai quello cke ti riesce senza fare il sapientone, percke ci sono delle persone cke ne sanno una più dite. scusa della puntualizazione ma era un commento da fare.Arrivederci o risentirci.grazie